profughi - give peace a chance

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israel - give peace a chance

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Jerusalem/Al Quds - give peace a chance

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guns & moses

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8/08 - "Gesu`", l`arabo cristiano che lotto` contro i Templari

Da Tel Aviv ad Haifa ad Akko, risalendo verso nord la costa estremo orientale del mediterraneo, fino quasi al confine col Libano. Guardo dai bastioni della citta` vecchia verso il mare, bagnato da questa luce cosi` forte da farlo sembrare di un azzurro quasi giallo, e penso che laggiù da qualche parte c'è l`Italia, poi altro mare e poi la Spagna e poi l`Atlantico. Questo e` il punto estremo del nostro mare. Forse è il suo inizio visto che non ha una vera fine: la sua fine è il mescolamento con l`Oceano.
Akko mi ha rapito il cuore. Akre, come dicono gli arabi, Acri, dicevano i cristiani ai tempi della loro dominazione.
Questa minuscola citta` e` passata attraverso un incredibile susseguirsi di dominazioni diverse (egizi, fenici, i tolomei, i romani, bisanzio, gli arabi, i crociati, di nuovo gli arabi, i mamelucchi, gli ottomani, gli albanesi, i britannici, gli arabi per qualche mese (gli era stata assegnata dall`Onu nel piano di spartizione della Palestina del `48) e infine gli ebrei, che l`hanno occupata e poco dopo annessa allo Stato di Israele insieme a tutte le terre occupate durante la guerra del `48.
Contrariamente a molti altri casi simili, però, dopo la guerra gli ebrei hanno deciso di lasciare la città agli abitanti arabi e costruire una nuova città ebraica moderna accanto. Quindi Akko è rimasta come fuori dal tempo, un gioiello di puro Oriente in un paese dove tutto è contaminazione, incontro, scontro, fusione, convivenza forzata.
La città è tutta sporta sul mare, circondata da spesse mura difensive, e sembra un labirinto costruito con la sabbia. Le tradizionali case-cubo, i viottoli, le scalette, i tunnel, gli archi, i passaggi, le strade, tutto è fatto con questa pietra gialla, porosa, che sembra sabbia compressa, calda, lucente.
Al centro dell`intrico di cunicoli, grande quanto un quarto dell`intera superficie, c`è il suq. Dovunque tu voglia andare ti trovi a passare attravero il mercato arabo, rimasto totalmente a disposizione degli abitanti (il turismo è quasi inesistente`, solo qualche ragazzo zaino in spalla o volontari che vengono qui per staccare un paio di giorni dall`inferno di Gaza o della West Bank). Niente gadget o ninnoli attira-turisti: solo mari di spezie, semi, frutta fresca e secca, tessuti, pesci, hummus, falafel, odori, suoni, grida, bambini, donne, gatti. I vicoli sono larghi un metro e mezzo e pieni di stand che sporgono fuori dai negozi, sovrapponendosi l`uno sull`altro. Spesso si passa appena in due mettendosi di lato, e dietro ci sono decine di persone che spingono, si intrufolano, rimestano nei sacchi di spezie. E sopra, ovunque, strati su strati, teli e tessuti di tutti i colori che proteggono persone e merci dal sole. Il mercato è qualcosa di talmente pregnante da sembrare un`esperinza extrasensoriale, una volta usciti, trovandosi all`improvviso nel silenzio di vicoli bianchi accecati dal sole, con un vecchio che ti guarda e un gatto sicuramente sdraiato sotto la sua sedia.
La gente e` cordiale, calorosa; chiacchiero con diversi ragazzi, ragazze, uomini, donne, vecchi, gatti, cavalli. Tutti hanno voglia di farsi fotografare, faccio scatti fantastici!
La cosa veramente rilassante e` che da quando sono qui non ho visto neanche un soldato armato di pistole e mitra: in due giorni tra Tel Aviv e Haifa ho visto piu` soldati che civili: per lo piu` ragazzi e ragazze (50 e 50), molti appena diciottenni, brufolosi, alcuni timidi e impacciati, comunque armati di mitra. In treno mi e` capitato di sedermi accanto a un ragazzo in t-shirt giallo canarino, ciabatte, jeans, occhiali da sole. E mitra a tracolla, lungo tanto da arrivare a 10 cm da terra. Aveva l`aria gioviale (come quasi tutti questi ragazzi, che sembrano liceali diretti a una sinistra festa in maschera a tema), gli ho chiesto come mai avesse il mitra ma non la divisa come tutti gli altri. Mi ha risposto tranquillamente che era libero quel giorno. Ma che mai, in nessun caso, puo` andare in giro senza mitra. Comodo. Come mai non riesco a immaginarmi nessuno di questi ragazzi che tira quel grilletto? E come mai invece questo succede, spesso, dannatamente spesso?
Ho anche avuto delle grane con un poliziotto `adulto` (almeno non aveva l`acne): mi ferma nel bel mezzo di una strada di Tel Aviv, mentre sono diretto in stazione, e mi chiede il passaporto. Ok. Poi mi chiede dove vado. In stazione. Mi dice che in stazione non si possono fare foto. Ok, dico. Dice: è per via della sicurezza, capisci, non si possono fare foto. Dico: ma certo. Dice: è per la sicurezza dell`esercito. Dico: ok, non farò foto, anzi guardi, metto la macchina fotografica nello zaino. Dice: non c`è bisogno che metti via la macchina, solo che non puoi fare foto in stazione e nei treni, perche` è una questione di sicurezza. A questo punto capisco che c`è un black out comunicativo e mi ammutolisco. Lui non ha avuto la soddisfazione che voleva ma evidentemente non sa come continuare: gli ho rotto le uova nel paniere. Allora fa una cenno a un altro, con una divisa diversa: questo si avvicina, mi chiede il passaporto, mi fa le stesse domande, poi mi chiede: ti discpiace farmi vedere le foto? Per quanto il tono sia cortese, dal suo sguardo mi sembra che la domanda non preveda piu` di una specifica risposta: "non c`è problema". E comincia a guardarsi una cinquantina di foto, una a una...
Be`, qui ad Akko il clima è completamente diverso.

Ieri mattina, arrivando ad Akko dal lungomare, mi sono imbattuto in uno spettacolo straordinario: in un locale all`aperto (fatto di una decina di pali sgangherati e dei tendoni a riparare dal sole non vi aspettate chissa` che!) si stava svolgendo una festa per l`anniversario di una matrimonio. Provate a immaginare: musica araba rockeggiante a volume altissimo (piu` di quanto state immaginando, sono sicuro), un centinaio di persone prese in una danza concitatissima, le donne, dai 2 agli 80 anni, tutte vestite magnificamente con abiti tradizionali, pieni di colori, di oro e e argento, truccate con raffinatezza, alcune con veli sgargianti, altre coi capelli lunghissimi e sciolti, scatenate e solenni allo stesso tempo, gli uomini a battere forte le mani, ballare, sollevare ragazze, ragazzi, bambini su tutto quell`assembramento impazzito... Vi giuro, vi sareste ricreduti immediatamente se pensavate che le donne arabe siano mortificate e represse (almeno qui)!. Ho fatto un fillmino, poi Sadi, un ragazzo sui 30, mi spiega tutto: questo e` solo l`anticipo della festa vera, che sara` stasera... circa 700 persone.

Verso l'ora del tramonto vado verso il porto, che e` un puro incanto. Al centro del piazzale circondato dall`acqua c`e` una piccola moschea, e li` davanti c`e` un gruppetto di persone che ascolta un tizio che parla al microfono piuttosto concitato. Mi avvicino cerco di capire, domando a un razzo che ha il cappello uguale al mio. E` la commemorazione di un eroe locale: Aisa (che e` il nome di Gesu` in arabo), un arabo cristiano del XII secolo, che pur essendo cristiano combatte` valorosamente contro i crociati, perche` quello era il tempo di Saladino che come si sa era molto amico dei cristiani (solo i crociati non lo sapevano, a quanto pare, lo impararono quando, sconfitti e catturati, vennero tutti liberati senza che gli fosse torto un capello, con la promessa che non avrebbero piu` attaccato la Terra Santa, mentre il Saladino si impegnava a rispettare le comunita` e i luoghi cristiani; invece subito dopo, lo attaccarono di nuovo e questa volta furono letteralmente buttati in mare). Insomma c`e` questa gente commemora questo Aisa, chiaro simbolo della resistenza araba. Ok, ma perche` sembra cosi` arrabbiato, quelo che parla? Fadal (?) mi spiega che pochi giorni fa la municipalita` di Akko ha deciso di cambiare tutti i nomi arabi delle vie della citta` vecchia (abitata solo da arabi come ho detto) con nomi ebraici. Ok, chiaro chiaro.
Un ragazzo con in mano un vassoio di baklava e altri dolcetti si e` avvicinato e ha seguito la nostra conversazione. Si, sono italiano. Sorride, mi offre un pezzo. E` buono. porta una maglietta con la faccia di Che Guevara.
Parlano uoni e donne, per una mezz`ora. Alla fine tutti si baciano, si abbracicano e si stringono le mani.
Il piazziale e` ora pieno di bambini, coppiette, famiglie, che si godono lo spettacolo della citta` investita da una luce rosa e d`oro. L`aria è serena.
Mi fermo anche domani.

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